Quando verrà il Paraclito…

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23 maggio 2021 – Domenica di Pentecoste

Oggi il tempo di 50 giorni in cui abbiamo celebrato la Resurrezione di Cristo giunge a compimento nel Dono dei Doni: lo Spirito Santo. E’ un giorno di gioia, un giorno di festa, un giorno che segna un nuovo inizio. Vogliamo aprire il cuore al dono dello Spirito, e per vivere più pienamente il senso di questo giorno, ci poniamo in ascolto di un breve estratto della Lettera Enciclica”Dominus et Vivificantem” di Giovanni Paolo II.

Dalla LETTERA ENCICLICA DOMINUM ET VIVIFICANTEM di GIOVANNI PAOLO II SULLO SPIRITO SANTO NELLA VITA DELLA CHIESA E DEL MONDO

3. Quando era ormai imminente per Gesù Cristo il tempo di lasciare questo mondo, egli annunciò agli apostoli «un altro consolatore» (állon parákleton: Gv 14,16). L’evangelista Giovanni, che era presente, scrive che, durante la Cena pasquale precedente il giorno della sua passione e morte, Gesù si rivolse a loro con queste parole: «Qualunque cosa chiederete nel nome mio, io la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio… Io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro consolatore, perché rimanga con voi sempre, lo Spirito di verità» (Gv 14,13.16-17). Proprio questo Spirito di verità, Gesù chiama Paraclito – e parákletos vuol dire «consolatore», e anche «intercessore», o «avvocato». E dice che è «un altro» consolatore, il secondo, perché egli stesso, Gesù, è il primo consolatore, essendo il primo portatore e donatore della Buona Novella. Lo Spirito Santo viene dopo di lui e grazie a lui, per continuare nel mondo, mediante la Chiesa, l’opera della Buona Novella di salvezza. Di questa continuazione della sua opera da parte dello Spirito Santo Gesù parla più di una volta durante lo stesso discorso di addio, preparando gli apostoli, riuniti nel Cenacolo, alla sua dipartita, cioè alla sua passione e morte in Croce.

(…)

4. Poco dopo l’annuncio surriferito Gesù aggiunge: «Ma il consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto». Lo Spirito Santo sarà il consolatore degli apostoli e della Chiesa, sempre presente in mezzo a loro – anche se invisibile – come maestro della medesima Buona Novella che Cristo annunciò. Quell’«insegnerà» e «ricorderà» significa non solo che egli, nel modo a lui proprio, continuerà ad ispirare la divulgazione del Vangelo di salvezza, ma anche che aiuterà a comprendere il giusto significato del contenuto del messaggio di Cristo; che ne assicurerà la continuità ed identità di comprensione in mezzo alle mutevoli condizioni e circostanze. Lo Spirito Santo, dunque, farà sì che nella Chiesa perduri sempre la stessa verità, che gli apostoli hanno udito dal loro Maestro.(…)

58. Il mistero della Risurrezione e della Pentecoste è annunciato e vissuto dalla Chiesa, che è l’erede e la continuatrice della testimonianza degli apostoli circa la risurrezione di Gesù Cristo. Essa è la testimone perenne di questa vittoria sulla morte, che ha rivelato la potenza dello Spirito Santo e ha determinato la sua nuova venuta, la sua nuova presenza negli uomini e nel mondo. Infatti nella risurrezione di Cristo lo Spirito Santo Paraclito si è rivelato soprattutto come colui che dà la vita: «Colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito, che abita in voi». Nel nome della risurrezione di Cristo la Chiesa annuncia la vita, che si è manifestata oltre il limite della morte, la vita che è più forte della morte. Al tempo stesso, essa annuncia colui che dà questa vita: lo Spirito vivificatore; lo annuncia e con lui coopera nel dare la vita. Infatti, se «il corpo è morto a causa del peccato…, lo spirito è vita a causa della giustificazione», operata da Cristo crocifisso e risorto. E in nome della risurrezione di Cristo la Chiesa serve la vita che proviene da Dio stesso, in stretta unione ed in umile servizio allo Spirito. Proprio per questo servizio l’uomo diventa in modo sempre nuovo la «via della Chiesa», come ho già detto nell’Enciclica su Cristo Redentore ed ora ripeto in questa sullo Spirito Santo. Unita con lo Spirito, la Chiesa è consapevole più di ogni altro della realtà dell’uomo interiore, di ciò che nell’uomo è più profondo ed essenziale, perché spirituale ed incorruttibile. A questo livello lo Spirito innesta la «radice dell’immortalità», dalla quale spunta la nuova vita: cioè, la vita dell’uomo in Dio, che, come frutto della sua autocomunicazione salvifica nello Spirito Santo, può svilupparsi e consolidarsi solo sotto l’azione di costui. Perciò, l’Apostolo si rivolge a Dio in favore dei credenti, ai quali dichiara: «Piego le ginocchia davanti al Padre…, perché vi conceda… di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell’uomo interiore». Sotto l’influsso dello Spirito Santo matura e si rafforza quest’uomo interiore, cioè «spirituale». Grazie alla divina comunicazione lo spirito umano, che «conosce i segreti dell’uomo», si incontra con lo «Spirito che scruta le profondità di Dio». In questo Spirito, che è il dono eterno, Dio uno e trino si apre all’uomo, allo spirito umano. Il soffio nascosto dello Spirito divino fa sì che lo spirito umano si apra, a sua volta, davanti all’aprirsi salvifico e santificante di Dio. Per il dono della grazia, che viene dallo Spirito, l’uomo entra in «una vita nuova», viene introdotto nella realtà soprannaturale della stessa vita divina e diventa «dimora dello Spirito Santo», «tempio vivente di Dio». Per lo Spirito Santo, infatti, il Padre e il Figlio vengono a lui e prendono dimora presso di lui. Nella comunione di grazia con la Trinità si dilata l’«area vitale» dell’uomo, elevata al livello soprannaturale della vita divina. L’uomo vive in Dio e di Dio: vive «secondo lo Spirito» e «pensa alle cose dello Spirito».

59. L’intima relazione con Dio nello Spirito Santo fa sì che l’uomo comprenda in modo nuovo anche se stesso la propria umanità. Viene così realizzata pienamente quell’immagine e somiglianza di Dio, che è l’uomo sin dall’inizio. Tale intima verità dell’essere umano deve essere di continuo riscoperta alla luce di Cristo, che è il prototipo del rapporto con Dio, e, in lui, deve essere anche riscoperta la ragione del «ritrovarsi pienamente attraverso un dono sincero di sé» con gli altri uomini, come scrive il Concilio Vaticano II: proprio in ragione della somiglianza divina che «manifesta che nella terra l’uomo… è l’unica creatura che Dio abbia voluto per se stessa», nella sua dignità di persona, ma aperta all’integrazione e alla comunione sociale. La conoscenza efficace e l’attuazione piena di questa verità dell’essere avvengono solo per opera dello Spirito Santo. L’uomo impara questa verità da Gesù Cristo e la attua nella propria vita per opera dello Spirito, che egli stesso ci ha dato. Su questa via – sulla via di una tale maturazione interiore, che include la piena scoperta del senso dell’umanità – Dio si fa intimo all’uomo, penetra sempre più a fondo in tutto il mondo umano. Dio uno e trino, che in se stesso «esiste» come trascendente realtà di dono interpersonale, comunicandosi nello Spirito Santo come dono all’uomo, trasforma il mondo umano dal di dentro, dall’interno dei cuori e delle coscienze. Su questa via il mondo, reso partecipe del dono divino, diventa – come insegna il Concilio – «sempre più umano, sempre più profondamente umano», mentre in esso matura, mediante i cuori e le coscienze degli uomini, il Regno in cui Dio sarà definitivamente «tutto in tutti»: come dono e amore. Dono e amore: è questa l’eterna potenza dell’aprirsi di Dio uno e trino all’uomo e al mondo, nello Spirito Santo. Nella prospettiva dell’anno Duemila dalla nascita di Cristo si tratta di ottenere che un numero sempre più grande di uomini «possa ritrovarsi pienamente… attraverso un dono sincero di sé», secondo la citata espressione del Concilio. Che sotto l’azione dello Spirito Paraclito si realizzi nel nostro mondo quel processo di vera maturazione nell’umanità, nella vita individuale e in quella comunitaria, in ordine al quale Gesù stesso, «quando prega il Padre perché “tutti siano una cosa sola, come io e te siamo una cosa sola” (Gv 17,21), ci ha suggerito una certa similitudine tra l’unione delle Persone divine e l’unione dei figli di Dio nella verità e nella carità». Il Concilio ribadisce tale verità sull’uomo, e la Chiesa vede in essa un’indicazione particolarmente forte e determinante dei propri compiti apostolici. Se, infatti, l’uomo è la via della Chiesa, questa via passa attraverso tutto il mistero di Cristo, come divino modello dell’uomo. Su questa via lo Spirito Santo, rafforzando in ciascuno di noi «l’uomo interiore», fa sì che l’uomo sempre meglio «si ritrovi attraverso un dono sincero di sé». Si può dire che in queste parole della Costituzione pastorale del Concilio si riassuma tutta l’antropologia cristiana: quella teoria e prassi, fondata sul Vangelo, nella quale l’uomo scoprendo in se stesso l’appartenenza a Cristo e, in lui, l’elevazione a figlio di Dio, comprende meglio anche la sua dignità di uomo, proprio perché è il soggetto dell’avvicinamento e della presenza di Dio, il soggetto della condiscendenza divina, nella quale è contenuta la prospettiva ed addirittura la radice stessa della definitiva glorificazione. Allora si può veramente ripetere che «gloria di Dio è l’uomo vivente, ma vita dell’uomo è la visione di Dio»: l’uomo, vivendo una vita divina, è la gloria di Dio, e di questa vita e di questa gloria lo Spirito Santo è il dispensatore nascosto. Egli – dice il grande Basilio – «semplice nell’essenza, molteplice nelle sue virtù…, si diffonde senza che subisca alcuna diminuzione, è presente a ciascuno di quanti sono capaci di riceverlo come se fosse lui solo, ed in tutti infonde la grazia sufficiente e completa».

60. Quando, sotto l’influsso del Paraclito, gli uomini scoprono questa dimensione divina del loro essere e della loro vita, sia come persone che come comunità, essi sono in grado di liberarsi dai diversi determinismi derivati principalmente dalle basi materialistiche del pensiero, della prassi e della sua relativa metodologia. Nella nostra epoca questi fattori sono riusciti a penetrare fin nell’intimo dell’uomo, in quel santuario della coscienza dove lo Spirito Santo immette di continuo la luce e la forza della vita nuova secondo la «libertà dei figli di Dio». La maturazione dell’uomo in questa vita è impedita dai condizionamenti e dalle pressioni, che su di lui esercitano le strutture e i meccanismi dominanti nei diversi settori della società. Si può dire che in molti casi i fattori sociali, anziché favorire lo sviluppo e l’espansione dello spirito umano, finiscono con lo strapparlo alla genuina verità del suo essere e della sua vita – sulla quale veglia lo Spirito Santo – per sottometterlo al «principe di questo mondo». Il grande Giubileo del Duemila contiene, pertanto, un messaggio di liberazione ad opera dello Spirito, che solo può aiutare le persone e le comunità a liberarsi dai vecchi e nuovi determinismi, guidandole con la «legge dello Spirito, che dà vita in Cristo Gesù», così scoprendo e attuando la piena misura della vera libertà dell’uomo. Infatti – come scrive san Paolo – là «dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà». Tale rivelazione della libertà e, dunque, della vera dignità dell’uomo acquista una particolare eloquenza per i cristiani e per la Chiesa in stato di persecuzione – sia nei tempi antichi, sia in quello presente: perché i testimoni della Verità divina diventano allora una vivente verifica dell’azione dello Spirito di verità, presente nel cuore e nella coscienza dei fedeli, e non di rado segnano col loro martirio la suprema glorificazione della dignità umana. Anche nelle comuni condizioni della società i cristiani, come testimoni dell’autentica dignità dell’uomo, per la loro obbedienza allo Spirito Santo, contribuiscono al molteplice «rinnovamento della faccia della terra», collaborando con i loro fratelli per realizzare e valorizzare tutto ciò che nell’odierno progresso della civiltà, della cultura, della scienza, della tecnica e degli altri settori del pensiero e dell’attività umana, è buono, nobile e bello. Ciò fanno come discepoli di Cristo, che – come scrive il Concilio – «con la sua risurrezione costituito Signore,… opera nel cuore degli uomini con la virtù del suo Spirito, non solo suscitando il desiderio del mondo futuro, ma per ciò stesso anche ispirando, purificando e fortificando quei generosi propositi, con i quali la famiglia degli uomini cerca di rendere più umana la propria vita e di sottomettere a questo fine tutta la terra». Così essi affermano ancor più la grandezza dell’uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio, grandezza che s’illumina al mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio, il quale «nella pienezza del tempo», per opera dello Spirito Santo, è entrato nella storia e si è manifestato vero uomo, lui generato prima di ogni creatura, «in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo per lui».

 

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