V Domenica di Quaresima anno C

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Le letture di questa domenica – tratte dal profeta Isaia, dal Salmo 125, dalla lettera di san Paolo ai Filippesi e dal Vangelo secondo Giovanni – ci presentano delle situazioni drammatiche, senza speranza umana né via di uscita: mare e deserto, pianto, peccato che porta alla morte (nel brano evangelico: accusa di adulterio e lapidazione).

Esperienza drammatiche che possono in qualche modo essere nostre, nel piccolo della vita personale come nella situazione internazionale attuale, e che fanno parte della vita umana di ogni tempo.

 

Oggi il Signore ci annuncia che proprio qui, nella nostra piccolezza, fragilità e umana impotenza, fiorisce l’annuncio di una nuova speranza e certezza.

Dio apre una strada nel mare e tra acque tumultuose, dove il “mare” è simbolo del male.

Dio apre una strada anche nel deserto, dove non ci sono le condizioni per vivere.

Dio “fa una cosa nuova” – bisogna solo accorgersene.

Questo è l’annuncio del profeta Isaia nella prima lettura.

Il Salmo responsoriale prende atto di una semina fatta tra le lacrime, ma promette un ritorno nella gioia di un raccolto abbondante.

La seconda lettura ci richiama a una meta del nostro cammino terreno, verso cui “protenderci e correre, dimenticando ciò che ci sta alle spalle” e senza più voltarci indietro: la conoscenza di Gesù Cristo.

Il Vangelo, infine, ci rivela in cosa consiste la strada nuova aperta da Dio nel “mare” tumultuoso e nel deserto della vita e della giustizia umana: la misericordia e il perdono.

La gratuità di un amore che apre, spalanca la strada verso la Vita: un amore che si manifesta pienamente nella Croce, dove l’Innocente, il Figlio, “torna” al Padre fatto peccato di tutti i nostri peccati…

E in Cristo, nel Figlio, siamo accolti come figli.

Davvero, come insieme canta il Salmo responsoriale, “Grandi cose ha fatto il Signore per noi: eravamo pieni di gioia”.

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