La Parola, che la Chiesa ci propone oggi dal vangelo secondo Marco, è senz’altro una delle parole forti di Gesù, una parola dura per la nostra debole fede.
È una parola con la quale Gesù stesso interpella ciascuno di noi: “Tu chi dici che Io sia?”. Ecco il cuore: chi è per me Gesù?
Lui oggi vuole davvero entrare in un dialogo personale con ciascuno di noi e lascia campo libero alla nostra risposta, ascolta con infinita tenerezza i nostri balbettamenti, i nostri tentativi di esprimere ciò che pensiamo di Lui… E anche se, per grazia di Dio e illuminazione dello Spirito santo, giungiamo a dare, come Pietro una “risposta esatta”: “Tu sei il Cristo!”, “Tu sei colui che attendiamo e che compirà le nostre attese di salvezza”. Tuttavia Lui è sempre oltre ogni nostra capacità di comprensione. Per questo si incarica egli stesso di rivelarci il contenuto di questo suo essere. E qui inizia a crollare tutto quello che forse avevamo pensato fosse il cammino di sequela del Signore, un po’ come avevano pensato anche i discepoli. Infatti, quando Gesù parla del cammino pasquale che lo attende, subito Pietro (e qui possiamo comprenderlo benissimo, che nel suo amore per Gesù desidera sia risparmiata al Maestro la sofferenza e la morte) si ribella e si mette come un intralcio davanti a lui.
Ma Pietro e gli altri discepoli – come d’altra parte noi – in quel momento non hanno il pensiero di Dio, non comprendono il disegno d’amore di Dio. Un disegno che non bypassa la sofferenza, ma la attraversa e la include in quest’opera meravigliosa di salvezza.
I Padri antichi dicevano che “ciò che non è stato assunto, non è stato guarito” (san Gregorio di Nazianzo). Gesù, infatti, per poter guarire tutto l’uomo ha assunto tutta la natura umana, affinchè tutto di ciò che ci appartiene potesse essere risanato e salvato, anche il dolore, la sofferenza, la fatica, fino alla morte.
Così egli ha aperto anche a noi la strada per la salvezza di tutto ciò che ci appartiene. Anche noi, in Lui e con Lui, possiamo assumere ogni situazione per quanto drammatica possa essere, anche la morte, per poter sperimentare la vittoria su tutto, e questo ogni giorno:
“Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà”.
Non ci sono parole adeguate per comprendere questo invito di Gesù. Accogliendo la sua Parola nella preghiera e facendoci ogni giorno suoi discepoli, mettendoci umilmente dietro di lui, scoprendo e seguendo le sue orme impresse nella trama delle nostre giornate, forse non capiremo tutto, ma sperimenteremo una vita che si dilata e che fiorisce, nella misura in cui, insieme a Lui, a poco a poco riusciremo a donarla.