Leggendo il vangelo di questa XVIII domenica balza agli occhi il dialogo di Gesù con le folle, in cui le domande della gente sembra non trovino una risposta adeguata di Gesù.
Gesù non soddisfa immediatamente le domande, ma spinge le persone che lo ascoltano sempre un passo oltre, perché le domande che portano sono spesso solo una soglia per inoltrarsi sempre di più nel cuore delle vere domande alle quali Gesù è venuto non a «dare risposta» ma per «essere la risposta», l’unica risposta adeguata.
La prima domanda nasce dallo stupore di fronte al prodigio compiuto da Gesù della condivisione del cibo (brano di domenica scorsa), tanto che esso aveva soddisfatto pienamente la loro fame corporale. Essi allora cercano di accaparrarsi questo maestro per risolvere il problema del sostentamento quotidiano. Ma Gesù sfugge a questa domanda della gente, egli va oltre per portarli oltre. Infatti svela loro che ciò che li spinge a seguirlo è la loro ricerca provocata dalla fame del corpo. Un soddisfacimento dei loro bisogni umani e di questo essi si accontentano. Ma ciò che loro cercano è un «cibo che perisce», che non soddisfa fino in fondo il cuore dell’uomo, perché l’uomo è fatto per l’infinito, per l’eterno e solo ciò che è eterno può colmare il cuore.
Gesù perciò li provoca: «Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna». Come a dire: Se la ricerca di essere soddisfatti con ciò che non dura vi ha portati a intraprendere un viaggio per cercarmi, dove vi spingerà la ricerca per trovare ciò che rimane per la vita eterna!
Essi allora credendo di dover fare qualcosa per avere questo nuovo pane proposto da Gesù gli fanno un’altra domanda: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?»
Anche questa volta non è la domanda giusta, anche se sembra più «centrata». L’uomo crede che comunque deve «fare» qualcosa per ottenere la soddisfazione delle sue attese. Mentre Gesù ancora una volta li porta oltre nella comprensione. Il «fare» richiesto è la fede in lui, di fidarsi di lui, di entrare in una logica di gratuità dove l’uomo veramente è nutrito e saziato dalla Parola che viene dalla bocca di Dio, e la Parola che si è incarnata è Gesù lì presente davanti a loro.
È un grande passo oltre quella soglia che Gesù li invita a varcare. Essi ormai comprendono che il dialogo non si svolge più su un pane qualsiasi, ma su un pane che Dio dà dal cielo e da ebrei, quali sono, immediatamente fanno il collegamento con la manna che Mosè diede ai Padri nel deserto. Ma anche la manna, pur essendo un pane dal cielo era ancora una realtà effimera. Il Padre vuole dare il vero pane che non perisce, ma anzi dà la vita eterna.
Di fronte a questo annuncio l’uomo scopre qual è il contenuto della vera domanda che abita il suo cuore, la domanda di eternità e anche loro, come prima la Samaritana al pozzo (cf. Gv 4) chiedono: «Signore, dacci sempre questo pane».
Questa è la vera domanda. È la domanda che ogni giorno rivolgiamo al Padre con la preghiera stessa che Gesù ci ha donato: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano». Padre, dacci oggi il Pane del cielo, il Pane che è lo stesso Gesù, la tua Parola fatta carne per la vita del mondo.