Con il Tuo stesso amore

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9 maggio 2021 VI domenica di Pasqua anno B

Qual è il fondamento dell’amore di Gesù per i suoi? Questo piccolo brano, assai profondo nel contenuto teologico, risponde a questa domanda. Tutto trae origine dall’amore che intercorre tra il Padre e il Figlio. A questa comunione di amore va ricondotta ogni iniziativa che Dio ha realizzato nel suo disegno di salvezza per l’umanità: il Padre, infatti, nel suo sconfinato amore verso gli uomini, ha mandalo il suo Figlio Gesù, l’ha “piantato” quale vite feconda nel mondo. Gesù, con lo stesso amore, invia ogni suo discepolo, come tralcio legato alla vite, per prolungare la sua stessa missione e per portare molto frutto.

Soffermiamoci ancora un istante sull’immagine della vite.

I tralci, attaccati al tronco, non sono un corpo estraneo innestato sul tronco, ma sono essi stessi vite. La vitalità della vite si manifesta e diventa evidente nei tralci rigogliosi. Sono essi a colpire lo sguardo, rivestendo il tronco con il loro verde lussureggiante. È come se il tronco, forza vitale, scomparisse per far emergere la bellezza dei rami e si manifestasse attraverso di essi.

Gesù usa questa immagine per parlare della relazione con i suoi discepoli, con noi: lui è il tronco nel quale scorre la vita, noi i tralci. In noi si manifesta la sua vita, lui ha scelto di renderla evidente attraverso quei tralci che siamo noi: si affida alla nostra testimonianza, all’autenticità della nostra testimonianza. La vita, infatti, si può testimoniare solo se realmente c’è, altrimenti il tralcio è secco. Non ci sono vie di mezzo, compromessi possibili, non si può fingere di avere in sé la vita di Gesù. E qual è questa vita che vivifica e si manifesta nei tralci? È l’amore. L’amore che traspare nella vita, ne è il senso. Senza l’amore, il tralcio è secco, non serve a nulla.

L’amore, lo sappiamo, non è semplicemente un sentimento. Spesso ci confondiamo e lo identifichiamo con ciò che proviamo: un sentimento è una realtà passeggera; se non si radica diventando scelta, volontà di amare, decisione, svanisce come la rugiada del mattino,

Il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all’alba svanisce. (Os 64,)

Scegliere di amare, scegliere l’amore, fino in fondo. Questo significa seguire il Signore, vivere il comandamento che lui ci ha dato. Non è uno sforzo, ma la risposta all’amore che è entrato nella nostra vita, rinnovandola e aprendola a un orizzonte nuovo. Un amore che è innanzitutto da accogliere. Gesù chiede ai suoi di lasciarsi amare, di essere capacità in cui scorre l’amore che dal Padre, attraverso di lui, vuole circolare nei suoi tralci, diventare la loro linfa vitale.

Nel brano per dodici volte risuonano le parole “amore/amare/amici”: è l’amore che porta frutto. È una circolazione di amore: Il Padre, il Figlio, i discepoli. Una reciprocità dove l’uno vivifica l’altro, diventa canale dove scorre l’amore che raggiunge altri. Essere canale aperto, libero, che permette il fluire dell’amore, non lo ostacola, non lo blocca, non lo trattiene, ma lo dona. Solo donandolo si può continuamente ricevere. L’amore di Dio è l’amore che si fa dono, che da lì a poco Gesù manifesterà sulla croce, ma non si ferma alla croce: sbocca inarrestabile e potente nella Resurrezione.

Lasciamoci attrarre, coinvolgere in questo movimento, lasciamo spazio allo Spirito che è l’amore del Padre e del Figlio, perché ci insegni ad amare davvero, a fare della nostra vita un dono di amore, solo così nulla ci potrà spaventare, nulla rallenterà il nostro cammino, e la gioia sarà davvero piena dentro di noi.

Clarisse Monteluce

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