V Domenica del tempo di Pasqua
In questa V Domenica del tempo di Pasqua il Vangelo di Giovanni, al capitolo 14, ci conforta e ci invita nello stesso tempo a rinsaldare la nostra fede in Gesù Figlio di Dio.
Siamo nei capitoli dei discorsi di addio di Gesù ai suoi discepoli, prima della sua Passione, che egli ha già loro più volte annunciato, ma che ora si fa prossima. Ha appena lavato i piedi ai suoi e annunciato il tradimento di Giuda e il rinnegamento di Pietro. Comprensibilmente i discepoli sono confusi e rattristati, ma il Signore li rincuora: “Non sia turbato il vostro cuore, abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.”
Quanto anche il nostro cuore ha bisogno di sentirsi rivolgere questa parola di conforto! Di fronte ad avvenimenti che ci lasciano attoniti e paralizzati, di fronte alla coscienza della nostra pochezza e alla morte che ci sta sempre davanti, soprattutto in questo tempo, nonostante tutti i nostri tentativi di evadere. Gesù si avvicina e ci conforta, ma non ci risparmia nulla, come ai primi discepoli a cui ha appena annunciato la realtà a cui sta andando incontro, la sua Pasqua, e rilancia anche noi ad un atto di fiducia in Lui, pur davanti a ciò che non comprendiamo. “Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore… vado a prepararvi un posto…verrò di nuovo e vi prenderò con me perché dove sono io siate anche voi”.
Gesù annuncia una morte, un distacco, una partenza, ma anche una Risurrezione e una vita nuova presso il Padre.
Questa è la nostra speranza di cristiani: una vita che non finisce insieme al Padre e al Figlio, che desiderano ardentemente stare, rimanere con noi per sempre, lì dove essi sono, nell’amore. Ma questo stare nella casa del Padre può significare anche la possibilità, per noi, di una unione permanente con Dio-Padre, attraverso Gesù, che comincia già ora, qui su questa terra, nella nostra quotidianità, non solo alla fine della storia nostra o del mondo. Come spiega in un suo commento Renzo Infante:
“L’evangelista non pensa a un incontro dei discepoli con Gesù alla fine dei tempi, o nell’ora della loro morte, ma alla partecipazione già nel presente, dopo l’ingresso di Gesù nella gloria, alla stessa comunione esistente tra il Padre e il Figlio. Il ritorno di Gesù, subito dopo la risurrezione, ha lo scopo di unire i discepoli a lui e, attraverso di lui, al Padre. La dimora celeste diventa l’inabitazione del Padre e del Figlio dentro il discepolo che ama e che custodisce la parola di Gesù”.
Questa inabitazione è quello che è accaduto a noi quando abbiamo ricevuto lo Spirito Santo, nel giorno del nostro Battesimo e accade tutte le volte che ci nutriamo del Corpo di Cristo nell’Eucaristia. È sorprendente questo amore di Dio per noi che non si accontenta di stare con noi, ma vuole essere talmente intimo a noi da voler venire dentro, in noi. Come Gesù è nel Padre e il Padre è in lui ed è il Padre che dimora in lui che compie le sue opere (cf. Gv 14,10), così colui che crede compirà anch’egli le opere che Gesù compie e ne farà di più grandi, perché Gesù stesso continuerà a operare nei discepoli anche dopo il suo ritorno al Padre e le loro opere saranno perciò segno della Sua Presenza (cf. Mt.28,20: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”, e Mc 16,20: “Il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano”, o Att 11,21: “La mano del Signore era con loro” ). Perciò se accogliamo il Signore in noi, se ci lasciamo pervadere dalla sua presenza e lo lasciamo vivere in noi, in ogni nostra azione compiuta in Lui, diventiamo strumenti della gloria del Padre e continuiamo la missione del Figlio nel mondo.
“Verrò di nuovo e vi prenderò con me”.
Il Signore viene ma anche noi dobbiamo fare la nostra parte di cammino verso di lui: c’è una via che noi dobbiamo percorrere per giungere alla vita ed è quella della fiducia e della piena accoglienza del Signore che viene. “Io sono la via la verità e la vita, nessuno può andare al Padre se non attraverso di me”. Noi non sappiamo e non possiamo, come dice Filippo, non possiamo nulla senza di Lui.
Con il peccato ci siamo staccati dal Padre, fonte della vita e la porta del cielo per noi era chiusa, inaccessibile il ritorno, incolmabile la distanza che avevamo frapposto. Gesù è venuto nel mondo e con la sua vita e la sua Pasqua ci ha riaperto la via, ci ha riportati con sé al Padre. Lui solo è la via, come lui solo è la porta (come ci ricordava il vangelo della scorsa domenica). Alla vita, alla relazione vitale con il Padre e il Figlio, il credente può giungere solo attraverso Cristo che ci svela il Volto del Padre.
Invochiamolo con tutto il cuore perché si manifesti nella nostra esistenza: “Il tuo amore Signore sia su di noi, in Te speriamo”.
Clarisse S. Maria di Monteluce in S. Erminio