Fin dal 1953 nella Chiesa si celebra la giornata “Pro Orantibus”, giornata di preghiera e di ringraziamento per la vocazione contemplativa claustrale. La scelta del giorno è legata a una memoria particolare della vita di Maria, raccontata nei vangeli apocrifi. Ancora bambina, Maria è condotta nel tempio dai genitori Gioacchino e Anna, per un voto fatto al momento dell’annuncio del concepimento. Con questo episodio, si vuole mettere in luce che Maria appartiene al Signore fin dal primo istante di vita ed è condotta nel tempio perché è lei stessa il tempio di Dio, la sua dimora, la Casa che Lui si è costruita e scelta per prendere carne.
In questo giorno, così fortemente simbolico di un’appartenenza totale al Signore, papa Pio XII ha voluto mettere la giornata di preghiera per le claustrali. Nascoste al mondo, come Maria, per portare Gesù nel mondo, per vivere, come lei, il mistero della fecondità e della maternità nel dono totale di sé nel silenzio, nella preghiera, nell’offerta quotidiana della vita.
“E lasciate completamente da parte tutte quelle cose che in questo fallace mondo inquieto prendono ai lacci i loro ciechi amanti, ama con tutta te stessa colui che tutto si è donato per amore tuo, la cui bellezza ammirano il sole e la luna, le cui ricompense sono di preziosità e grandezza senza fine: parlo del figlio dell’Altissimo, che la Vergine partorì e dopo il cui parto rimase vergine. Stringiti alla sua dolcissima Madre, che gemerò un figlio tale che i cieli non potevano contenere, eppure lei lo raccolse nel piccolo chiostro del suo sacro seno e lo portò nel suo grembo di ragazza”, scrive la Madre S. Chiara nella sua Terza lettera a S. Agnese di Praga.
Cosa significa, oggi, vivere nel nascondimento la nostra vocazione? Significa che siamo inserite pienamente in questo mondo, nella sua storia ma, nello stesso tempo, non siamo guidate dalle sue logiche. Parte della nostra vocazione è essere separate dal mondo, non per distanza e disinteresse, ma per quella separazione necessaria perché una realtà possa essere davvero vista nella sua verità, e la verità è Gesù Cristo. Nascondimento è esserci, partecipare, ma non imporsi, è stare all’ultimo posto, quello scelto da Cristo, che ha portato a compimento la salvezza del mondo morendo, silenziosamente, consegnandosi al Padre attraverso le mani degli uomini. Concretamente il nascondimento è espresso dalla clausura, scelta radicale di vita dove, nello spazio limitato, trascorrono i giorni, affinchè si possa andare in profondità, al senso delle cose e della vita, alla sorgente che è Cristo stesso. Nascondimento è – per usare un’immagine – essere come il cuore, come le radici dell’albero, nascoste alla vista ma necessarie alla vita. È imparare, giorno dopo giorno, a lasciare che il regista della propria esistenza sia sempre di più il Signore, a lottare con lui il male nel mondo combattendolo nel proprio cuore. Diceva l’allora card. Ratzinger durante l’omelia di una professione solenne di una clarissa (1989):
“Tutte le tentazioni della Chiesa entrano nella vita monastica, devono entrare e possono essere superate nella Chiesa solo se vengono in modo esemplare sofferte e superate nella pazienza e nell’umiltà delle anime elette, la cui vita diventa un laboratorio della nostra liberazione”.
Questa è la nostra vocazione, ed è un dono immenso esserne chiamate, essere parte di questa porzione di Chiesa a favore di tutta l’umanità. Per questo vale davvero la pena lasciare tutto, e fare l’esperienza appassionata dell’amore fedele di Dio.
La giornata Pro Orantibus di quest’anno ha come tema “L’arte della ricerca del volto di Dio”, ed è dedicata alla formazione nei monasteri, con la presentazione delle linee orientative che la Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di Vita Apostolica ha redatto per aiutare la crescita umana e spirituale di chi è chiamato alla della vita monastica, alla luce dei nuovi recenti documenti “Vultum Dei Quaerere” e “Cor Orans”.