Con tutto te stesso

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30 ottobre 2021 – XXXI domenica del Tempo Ordinario anno b   

Cristo è sempre vivo, per intercedere a nostro favore (Cfr Eb 7, 25)! Lo stesso Gesù ha appena proclamato con forza, nei versetti precedenti al brano del Vangelo che ascoltiamo questa domenica, che Dio è Dio dei viventi (Mc 12, 27)…come tenere insieme tutta questa “vita” con i “comandamenti” di cui si parla oggi? Se è vero che la parola “vita” suscita in noi immagini di colori, giardini, natura rigogliosa, risate di bambini (continuate pure l’elenco coltivando i pensieri più lieti che arrivano), l’idea del “comandamento” si abbatte come una ghigliottina su tutto quello che sembra esprimere liberamente la gioia dell’esistenza.

Gesù, citando la legge di Israele, ricorda subito il primo comandamento: “Ascolta…amerai…”. Si intuisce, con un ascolto più profondo, che questi “precetti” sono qualcosa di diverso dal dire le preghiere tutti i giorni o impegnarsi per essere una persona migliore. Ascoltare e amare comportano lo stare di fronte a qualcun altro, anzi, in questo caso Qualcuno che è l’unico Signore. Concedo questo privilegio a Dio? Ho già fatto esperienza della salvezza che mi ha portato affidarmi a Lui?

Il Dio che chiede di ascoltarlo e di stargli davanti è il Dio “amante della vita” (Sap 11,26), che offre la sua Parola “perché tu sia felice” (Dt 6, 3). Infatti l’amore a cui fa appello è quello che coinvolge tutto il cuore, tutta l’anima, tutte le forze, tutta la mente: tutto di noi, le parti luminose e le parti che rimangono più nascoste anche alla nostra comprensione. È bello immaginare Dio Padre in attesa trepidante, desideroso di vedere come coloreremo la nostra giornata e la realtà che viviamo: attende la nostra rivelazione! Se Lui stesso ci ha chiamati alla vita pensando che tutto il creato sarebbe stato più bello con la nostra presenza, cos’altro cerchiamo di meritare con il nostro sforzo? Siamo una parola di gioia e tenerezza che Dio vuole dire al mondo (cfr. Gaudete et exultate, n.24), una parola che noi possiamo rivolgere magari a quel collega così difficile da tollerare (che forse ha solo il nostro stesso terrore di fallire), o a quell’amico che ormai nessuno sopporta più, perché riesce solo a lamentarsi. Può capitare che amare Dio e il prossimo a volte significhi consegnare a Lui la pretesa di conoscere il bene nostro e degli altri, riconoscendolo veramente unico Dio e Signore.

Ciò che siamo in Dio e per Dio può venire fuori solo da un cuore che ascolta, questo strano e prezioso “organo aumentato” (si parla tanto di realtà aumentata…). Ascoltare Dio, la sua Parola nella Scrittura che ci viene offerta ogni giorno e nella Provvidenza quotidiana: imparare a riconoscere le tracce che questo amante lascia nella nostra giornata cercando di conquistarci. Santa Chiara, nel suo stile appassionato, invita Agnese di Praga a lasciarsi coinvolgere in questo ascolto “totale”: “Poni la tua mente nello specchio dell’eternità, poni la tua anima nello splendore della gloria, poni il tuo cuore nella figura della divina sostanza e trasformati tutta, attraverso la contemplazione, nell’immagine della sua divinità, per sentire anche tu ciò che sentono gli amici gustando la dolcezza nascosta che Dio stesso fin dall’inizio ha riservato ai suoi amanti” (3Lag). Mente, anima, cuore: tutto, posto nella relazione con Dio, ci permette di sentire e gustare una dolcezza nascosta, forse non appariscente ma sicuramente non superficiale.

Al di fuori della relazione d’amore con Dio Padre, con Gesù e con lo Spirito Santo i comandamenti diventano come vestiti stretti che indossiamo per stare bene in vetrina, aspettando il salario della giornata: vestiti che di fatto non vediamo l’ora di toglierci (arrabbiandoci con chi non li “indossa”…) per riuscire a respirare. Solo lo Spirito può in-segnarci (scrivere dentro di noi) a vivere la “legge” secondo quella verità che è anche amore e bellezza, come la vediamo in Gesù. Invochiamolo spesso, durante la giornata, sapendo che forse non ci eviterà di correre rischi, non ci darà la certezza matematica di fare le cose giuste, ma ci permetterà di immergerci nell’ascolto amoroso di Colui che ci ha amati per primo.   

Photo by Sharon McCutcheon on Unsplash

Clarisse Monteluce S. Erminio

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