Clemente Alessandrino, Stromati, 7; PG 9, 449; 456b
Chi veramente conosce Dio non lo onora in un luogo o in un tempo determinati, né in giorni di festa prestabiliti, ma dappertutto e in ogni tempo, sia da solo sia con altri fratelli nella fede. La presenza di un santo ispira sempre in coloro che lo avvicinano un rispetto e una venerazione che li rendono migliori: e allora quanto più l’assiduità con Dio mediante una fede illuminata, la vita tesa verso di lui, l’azione di grazie incessante eleveranno il credente sopra se stesso in ogni suo atto, parola, sentimento? Per intima convinzione egli sa che Dio è presente dappertutto: nessun luogo determinato lo rinserra in modo che in nessun posto, né di giorno né di notte lo si può credere assente e lasciarsi andare. Ed ecco la nostra vita diventa una celebrazione continua, animata dalla fede nell’onnipresenza divina che da ogni lato ci circonda: lavoriamo la terra e lodiamo Dio, navighiamo sul mare e lo cantiamo, e in ogni altra azione siamo guidati dalla medesima sapienza. L’uomo spirituale frequenta Dio come un amico intimo, a cuore a cuore, perciò conserva in ogni occasione il suo animo vigilante e lieto. È vigilante, perché sta davanti a Dio; è lieto, perché pensa a tutti i doni che Dio ci ha elargito nella sua bontà. Ecco l’uomo regale, ecco il sacerdote santo di Dio.
Se non è troppo ardito affermarlo, si può definire la preghiera una conversazione con Dio. Anche se mormoriamo le parole sottovoce, anche se non apriamo neppure le labbra, un grido sale dal nostro cuore. E Dio sente sempre questo colloquio silenzioso. (…) Sebbene alcuni abbiano l’abitudine di consacrare alla preghiera certe ore determinate, come terza, sesta e nona, l’uomo spirituale prega incessantemente: la preghiera è la strada mediante cui si sforza di vivere con Dio, e per percorrerla fedelmente egli non si cura di ciò che è inutile.