10 gennaio 2021 – Festa del Battesimo del Signore
Domenica 10 gennaio giungiamo a un nuovo passaggio all’interno dell’anno liturgico da poco iniziato. Si conclude, infatti, il tempo di Natale con la celebrazione della festa del Battesimo di Gesù. La liturgia è molto ricca, noi concentriamo la nostra riflessione sul Vangelo, ampliando leggermente il brano per inserirlo nel contesto, e illuminarlo di elementi che ne arricchiscono la comprensione e la preghiera.
Mc 1, 5-11
Accorrevano a lui (Giovanni) tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Proviamo a entrare in ciò che sta avvenendo.
Una folla, da tutta la Giudea e Gerusalemme, è in cammino verso il Giordano. Marco ci dice che da tutta la Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme vanno da Giovanni che, vestito come un profeta, battezza. Il Giordano è il fiume che attraversa tutta la Terra Santa e si getta nel Mar Morto, nel punto più basso della Terra, 392 m sotto il livello del mare. Per recarsi alle sue rive, soprattutto dalla Città Santa di Gerusalemme collocata a 762 m sopra il livello del mare, si scende verso il basso.
Ma perché tutta questa gente non si sta recando nella Città Santa, anzi se ne allontana? Perché non si dirige all’unico vero tempio, il luogo per eccellenza della Presenza di Dio, dove si compiono i sacrifici, per andare da questo profeta che grida nel deserto, battezza annunciando l’arrivo di un altro più forte di lui? Marco ci dice che Giovanni predica la conversione, e sappiamo da Matteo e Luca quanto la sua parola fosse dura, la conversione richiesta esigente. A chi si fa battezzare da lui è richiesto un reale, concreto, radicale cambiamento di vita. Che cosa muove questa fiumana di persone?
O voi tutti assetati, venite all’acqua,
voi che non avete denaro, venite,
comprate e mangiate; venite, comprate
senza denaro, senza pagare, vino e latte.
Perché spendete denaro per ciò che non è pane,
il vostro guadagno per ciò che non sazia?
Su, ascoltatemi e mangerete cose buone
e gusterete cibi succulenti.
Porgete l’orecchio e venite a me,
Io stabilirò per voi un’alleanza eterna,
i favori assicurati a Davide.
Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli,
principe e sovrano sulle nazioni.
Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi;
accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano
a causa del Signore, tuo Dio,
del Santo d’Israele, che ti onora.
(Is 55,1-5 dalla prima lettura)
Marco non lo dice apertamente, ma fa intuire che il culto al tempio non basta. C’è un bisogno, un’attesa più profonda, risvegliata dalla parola forte di Giovanni, dalla voce che riecheggia la Parola. C’è una sete profonda, un bisogno di salvezza che non trovano risposta nei sacrifici del tempio. Il cuore umano è fatto per questa Parola, palpita di vita quando ne è raggiunto e si apre ad accoglierla. Questa sete di Vita conduce da Giovanni, figura che ci accompagna da tempo in questo cammino di Avvento, prima, e di Natale poi. Precursore di Cristo, non si arroga un ruolo che non gli appartiene: non è lui l’atteso. Dopo di lui viene colui che è il più forte, al quale non è degno di sciogliere i lacci dei sandali.
Le parole di Giovanni rendono ancora più viva l’attesa della gente, che forse si aspetta l’arrivo di qualcuno che sia evidentemente speciale. Ed è in questa attesa vibrante e sospesa che Marco inserisce l’arrivo di Gesù: nascosto, umile, anonimo. Gesù arriva da Nazaret, dalla Galilea, terra poco considerata dai Giudei, da un villaggio sconosciuto. È l’unico in tutto il brano a non provenire dalla Giudea, ma da una terra insignificante. Uomo tra gli uomini, confuso nella folla. Marco non dice neanche che Giovanni lo riconosce, non c’è alcun dialogo tra loro. Leggendo attentamente il testo vediamo che ciò che accade riguarda Gesù solo: dolo lui vede i cieli che si squarciano (stesso verbo di Is 63,19 “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!”), solo lui vede lo Spirito scendere su di lui, solo lui sente la voce del Padre.
Arrivato al Giordano, Gesù scende ancora più in basso entrando nelle acque del fiume. È atteso come il pikù forte, e si rende presente come un povero di cui nessuno si accorge.
Marco costruisce la scena legandola agli eventi della passione. Il cielo che si squarcia, si rispecchia nell’unica altra occorrenza del verbo nel vangelo: il velo del tempio che si squarcia alla morte di Gesù in 15,38. La presenza dello Spirito al momento in cui il cielo si squarcia richiama il dono dello Spirito fatto da Gesù nel momento in cui spira sulla croce. La parola del Padre “Tu sei il Figlio mio…” la ritroviamo al momento della morte, quando è riconosciuto dal centurione “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio” 15,39.
Il momento del Giordano e del Golgota sono legati, l’uno è il compimento dell’altro. Inoltre sono molti i richiami anticotestamentari: il Sl 2,7 “Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato”; Gen 22,2.12.16 con la citazione del figlio amato; Is 42,1 il mio eletto in cui mi compiaccio. Con queste citazioni, Marco raccoglie la storia di Israele, e Gesù diventa il segno della fedeltà di Dio alle sue promesse, il compimento dell’alleanza, il Re e liberatore atteso. Ciò che colpisce particolarmente è che tutto ciò avviene nascostamente. Nessuno si accorge di nulla.
Il Battesimo di Gesù è un brano dal chiaro colore pasquale: la discesa di Gesù al Giordano, poi nell’acqua e infine la risalita con la discesa dello Spirito su di lui è il movimento di discesa e risalita della morte e della Resurrezione.
Il Vangelo della festa del Battesimo del Signore secondo Marco offre davvero molti spunti di riflessione, e noi vogliamo cogliere alcuni aspetti per la nostra vita:
- Le folle che si mettono in cammino ascoltando il desiderio del proprio cuore. La loro sete, è anche la nostra, la tua sete. Il bisogno di vita e di salvezza che le mette in cammino è lo stesso che abita il nostro cuore: non accontentarsi, ma avere il coraggio di dare ascolto e fiducia a ciò che si muove dentro di noi, aprirlo all’ascolto della Parola perché sia guidato dallo Spirito all’incontro con Colui che è la Sorgente della vita
- Marco ci mostra in queste poche righe il “metodo di Dio”. Dio agisce nella nostra storia come agisce qui: nascostamente, silenziosamente, senza appariscenza. Entra umilmente, spesso non ce ne accorgiamo, pensiamo che Lui non ci sia, e invece è lì, presente e all’opera. Il cammino del discepolo, tipico del vangelo di Marco, è una scuola per imparare a riconoscere il Signore nei segni umili, quotidiani, nascosti della vita. Quanta fatica facciamo e quanto tempo perdiamo nell’attendere un Gesù diverso! Il cammino di conversione comincia da qui: imparare a riconoscerlo, imparare a lasciare le nostre aspettative, ciò che “secondo me” Lui dovrebbe fare per accogliere il suo metodo: “Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri” dice ancora Isaia nella prima lettura.
- Gesù scende nelle acque del Battesimo, simboleggiando le acque della morte dalle quali risalirà vittorioso. È ciò che abbiamo vissuto sacramentalmente nel nostro Battesimo. Papa Francesco più volte ha richiamato all’importanza di ricordare la data del proprio Battesimo. Anche oggi lo vogliamo fare, vogliamo ricordare il giorno in cui siamo stati immersi nelle acque della morte per rinascere alla vita vera, alla vita di Cristo. Facciamo nostra la preghiera della colletta: Padre onnipotente ed eterno, che dopo il battesimo nel fiume Giordano proclamasti il Cristo tuo diletto Figlio, mentre discendeva su di lui lo Spirito Santo concedi ai tuoi figli, rinati dall’acqua e dallo Spirito, di vivere sempre nel tuo amore.
Clarisse Monteluce S. Erminio