Voglio mandarvi tutti in Paradiso!

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2 agosto 1216. Francesco ottiene dal Santo Padre un dono speciale per quanti entrano in quella Chiesa che lui stesso ha riparato, una chiesa piccola, ma particolarmente amata dalla Vergine. Così piccola da chiamarsi Porziuncola, piccola porzione. Una piccola porzione su questa terra che apre agli spazi infiniti del cielo. Sì, perché attingere al tesoro dell’indulgenza, della misericordia, così come Francesco ha chiesto e la Chiesa ha donato non solo libera dalla zavorra del peccato che rallenta il passo, ma ricrea il tessuto lacerato del cuore, ferito da quel peccato che deturpa la bellezza dei figli di Dio e rende amara la loro vita. Apre gli spazi della vita, un fardello consegnato e distrutto che si trasforma in ali per volare; un cuore di pietra, incrostato e indurito che ricomincia a battere, pulsante e vivo, a gioire perché ricomincia ad amare. A chi non interessa tutto questo?

Ecco, il Perdono di Assisi è lì, a portata di mano: anzi, di cuore. Lì che attende solo un cuore che si apre per riversarsi abbondante e guarirlo. Francesco non voleva un perdono a tempo, per qualche anno, ma voleva anime, come lui stesso disse al Papa:

«Santo padre, voglio, se piace a sua santità, che quanti verranno in questa chiesa confessati e pentiti e, come è conveniente, assolti dal sacerdote, vengano liberati dalla pena e dalla colpa in cielo e in terra dal giorno del battesimo fino al giorno e all’ora della loro entrata nella suddetta chiesa». (Fonti Francescane 2706)

Solo un grande santo può chiedere questo, e non perché un santo ce lo raffiguriamo particolarmente buono e, quindi, propenso a pensare agli altri, ma perché solo un santo sa davvero quanto male può fare il peccato. Solo lui, così imbevuto dell’amore di Dio e consapevole della propria pochezza, sa quanto profondo sia il pozzo in cui il peccato immerge. E quanto grande la cecità che ci rende incapaci di renderci conto che stiamo vivendo a metà, a un quarto, che stiamo sprecando un dono immenso, che potremmo respirare a pieni polmoni e, invece, ci accontentiamo di un respiro corto. Solo un santo ha davvero il coraggio di osare così tanto per noi, di chiedere quello che noi non sapremmo chiedere: lo fa lui, e ce lo offre, ce lo trasforma in regalo. A noi accoglierlo. Un regalo che, a nostra volta, possiamo fare ad altri: l’indulgenza, infatti, raggiunge la nostra vita con la confessione sacramentale, la comunione eucaristica, e può diventare dono immenso per una persona cara che ha già varcato la soglia del tempo, che il Padre ha già chiamato a sé. Possiamo donare a questa persona la possibilità di andare diritta in Paradiso, donando l’indulgenza che possiamo ricevere, e cioè quel regalo immenso che la Chiesa ci fa di essere perdonati  e anche liberati dalle conseguenze che il peccato che ha lasciato nella nostra vita. Farne dono a un defunto, significa che le “scorie” che ancora hanno bisogno di essere purificate vengono cancellate all’istante. Forse anche vorremmo che qualcuno ci facesse questo dono, quando ci troveremo al cospetto di Dio…

Come ricevere l’indulgenza della Porziuncola? È molto semplice, ma impegnativo: non sono pratiche da compiere, ma gesti concreti che esprimono il desiderio e la volontà di vivere una vita nuova, insieme al Signore Gesù. Per questo il desiderio va espresso con la confessione sacramentale, e nutrito, sostenuto con l’unico cibo che può darci la forza di fare questo cammino: l’Eucaristia, accompagnata dalla professione della nostra fede, il Credo, perché ricordiamo al nostro cuore le promesse che il Signore ci ha fatto, e qual è il Dio in cui noi crediamo e a cui vogliamo aderire. Ringraziamo il Padre che ci ha resi figli e continuamente ci riaccoglie nelle sue braccia con la preghiera del Padre nostro, che mette sulla nostra bocca tutto ciò che davvero il nostro cuore profondamente desidera nella sua verità. Ma tutto questo ci è dato perché apparteniamo al corpo di Cristo che è la Chiesa, per questo si aggiunge la preghiera per il Santo Padre, garante dell’unità.

Sarà bello, oggi e domani, sapere che siamo in una comunione speciale, in cui ciascuno dicendo il suo sì al Signore contribuisce alla bellezza di tutto il corpo.

E ora, diamo un po’ di tempo al racconto di quanto avvenne in quel 2 agosto 1216, ne vale la pena. Infine concludiamo con un altro brano delle Fonti che ci aiuta a comprendere davvero il significato della Porziuncola nel mondo francescano.

Buona festa a tutti voi!

Diploma di Teobaldo

Frate Teobaldo, per grazia di Dio vescovo di Assisi, augura a tutti i fedeli di Cristo, che vedranno la presente lettera, la salvezza nel Salvatore di tutti.

A motivo della maldicenza di alcuni detrattori che, animati dallo zelo dell’invidia o forse dell’ignoranza, con facce di bronzo parlano contro l’Indulgenza di Santa Maria degli Angeli presso Assisi, siamo costretti a rendere noto a tutti i fedeli con la presente lettera le modalità e le caratteristiche dell’Indulgenza e in quali circostanze il beato Francesco, mentre era in vita, l’ottenne da papa Onorio.

Il beato Francesco risiedeva presso Santa Maria della Porziuncola, ed una notte gli fu rivelato dal Signore che si recasse dal sommo pontefice Onorio, che in quel tempo dimorava a Perugia, per impetrare una Indulgenza a favore della medesima chiesa di Santa Maria della Porziuncola, riparata allora da lui stesso. Egli, alzatosi di mattina, chiamò frate Masseo da Marignano, suo compagno, col quale si trovava, e si presentò al cospetto di papa Onorio, e disse: “Santo Padre, di recente, ad onore della Vergine Madre di Cristo, riparai per voi una chiesa. Prego umilmente vostra santità che vi poniate un’Indulgenza senza oboli”. Il papa rispose: “Questo, stando alla consuetudine, non si può fare, poiché è opportuno che colui che chiede un’Indulgenza la meriti stendendo la mano ad aiutare, ma tuttavia indicami quanti anni vuoi che io fissi riguardo all’Indulgenza”. San Francesco gli rispose: “Santo Padre, piaccia alla vostra santità concedermi, non anni, ma anime”. Ed il papa riprese: “In che modo vuoi delle anime?”. Il beato Francesco rispose: “Santo Padre, voglio, se ciò piace alla vostra santità, che quanti verranno a questa chiesa confessati, pentiti e, come conviene, assolti dal sacerdote, siano liberati dalla colpa e dalla pena in cielo e in terra, dal giorno del battesimo al giorno ed all’ora dell’entrata in questa chiesa”. Il papa rispose: “Molto è ciò che chiedi, o Francesco; non è infatti consuetudine della Curia romana concedere una simile indulgenza”. Il beato Francesco rispose: “Signore, ciò che chiedo non viene da me, ma lo chiedo da parte di colui che mi ha mandato, il Signore Gesù Cristo”. Allora il signor papa, senza indugio proruppe dicendo tre volte: “Ordino che tu l’abbia”.

I cardinali presenti obiettarono: “Badate, signore che se concedete a costui una tale Indulgenza, farete scomparire l’Indulgenza della Terra Santa e ridurrete a nulla quella degli apostoli Pietro e Paolo, che sarà tenuta in nessun conto”. Rispose il papa: “Gliela abbiamo data e concessa, non possiamo né è conveniente annullare ciò che è stato fatto, ma regoliamola in modo tale che la sua validità si estenda solo per una giornata”.

Allora chiamò san Francesco e gli disse: “Ecco, da ora concediamo che chiunque verrà ed entrerà nella predetta chiesa, opportunamente confessato e pentito, sia assolto dalla pena e dalla colpa; e vogliamo che questo valga ogni anno in perpetuo ma solo per una giornata, dai primi vespri compresa la notte, sino ai vespri del giorno seguente”.

Mentre il Beato Francesco, fatto l’inchino, usciva dal palazzo, il papa, vedendolo allontanarsi, chiamandolo disse: “O semplicione dove vai? Quale prova porti tu di tale Indulgenza?”. E il Beato Francesco rispose: “Per me è sufficiente la vostra parola. Se è opera di Dio, tocca a Lui renderla manifesta. Di tale Indulgenza non voglio altro istrumento, ma solo che la Vergine Maria sia la carta, Cristo sia il notaio e gli Angeli siano i testimoni”.

Egli poi, lasciando Perugia e ritornando verso Assisi, a metà strada, in una località che è chiamata Colle, ove era un lebbrosario, riposandosi un po’ con il compagno, si addormentò. Al risveglio, dopo la preghiera, chiamò il compagno e gli disse: “Frate Masseo, ti dico da parte di Dio che l’Indulgenza concessami dal sommo pontefice è confermata in cielo”. E questo lo riferisce frate Marino, nipote del detto frate Masseo, che lo udì di frequente dalla bocca del proprio zio. E questo frate Marino da poco tempo, verso il 1307, carico d’anni e di meriti, si è addormentato nel Signore.

Dopo la morte del beato Francesco poi, frate Leone, uno dei suoi compagni, uomo di vita esemplare, così come l’aveva udita dalla bocca di san Francesco e frate Benedetto d’Arezzo, parimenti compagno di san Francesco e frate Rainerio d’Arezzo, come l’avevano udita da frate Masseo, riferirono attorno a questa Indulgenza molte cose, sia ai frati sia ai laici, molti dei quali sono ancora in vita e attestano tutte queste cose.

Con quanta solennità poi fu resa pubblica l’Indulgenza nell’occasione della consacrazione della stessa chiesa da parte di sette vescovi, non intendiamo scrivere se non soltanto quello che Pietro Zalfani, presente a detta consacrazione, affermò davanti a frate Angelo ministro provinciale, a frate Bonifazio, frate Guido, frate Bartolo da Perugia e ad altri frati del convento della Porziuncola: e cioè che egli era presente alla consacrazione di quella chiesa, che fu celebrata il 2 agosto ed aveva ascoltato il Beato Francesco mentre predicava alla presenza di quei vescovi; che egli aveva in mano la “cedola” (foglio di pergamena) e diceva: “Io vi voglio mandare tutti in paradiso e vi annuncio una Indulgenza che ho ottenuto dalla bocca del sommo pontefice. Tutti voi che siete venuti oggi, e tutti coloro che ogni anno verranno in questo giorno, con buona disposizione di cuore e pentiti, abbiano l’Indulgenza di tutti i loro peccati”.

Pertanto, abbiamo premesso queste cose, riguardo all’Indulgenza, per coloro che ne erano all’oscuro, affinché non siano scusati più a lungo per la loro ignoranza e soprattutto per gli invidiosi e i detrattori, che in alcune parti si adoperano a distruggere, sopprimere e condannare quello che tutta l’Italia, la Francia, la Spagna e le altre province, sia al di qua che al di là dei monti, anzi quello che Dio stesso, ad onore della sua Madre santissima, da cui si intitola l’indulgenza, con frequenti ed evidenti miracoli, quasi ogni giorno magnificano, glorificano e diffondono. In quale modo essi potranno, con i loro perversi ragionamenti infirmare ciò che da tanto tempo dura in tutta la sua forza e vigore, davanti a tutta la Curia romana? Infatti, lo stesso signor papa Bonifacio VIII, anche ai nostri giorni, ha inviato a questa Indulgenza alcuni rappresentanti ufficiali, perché la predicassero solennemente in suo nome, nel giorno del perdono. Inoltre, anche alcuni cardinali, venendo di persona a questa Indulgenza, nella speranza di conseguire il perdono, con la loro presenza l’approvarono come vera e certa.

A testimonianza e in fede di tutto ciò, abbiamo inviato questa lettera munita del nostro sigillo.

 

Dallo Specchio di Perfezione – Fonti Francescane. 1781

Questo luogo è veramente il santo dei santi,
meritamente stimato degno di grandi onori.
Felice è il suo attributo, più felice il suo nome,
ed ora il suo cognome è presagio di beneficio.

Qui le presenze angeliche irradiano la loro luce,
qui sogliono passare le notti facendo risuonare degli inni.

Era tutta in rovina e Francesco la restaurò:
fu una delle tre chiese che egli stesso rinnovò.

Questa scelse il padre, quando indossò il saio,
qui domò il suo corpo, soggiogandolo allo spirito.
In questo tempio fu generato l’Ordine dei minori,
mentre una folla di uomini seguiva l’esempio del padre.

Chiara, sposa di Dio, qui all’inizio ebbe recise le chiome,
e seguì Cristo abbandonando gli splendori del mondo.
Sacra madre, essa diede alla luce «fratelli» e «signore»,
e per loro mezzo partorì Cristo rinnovando il mondo.

Qui la via larga del vecchio mondo venne ristretta,
e dilatata fu la virtù di quelli che furono chiamati.
Qui fu composta la Regola, qui rinacque la povertà,
la vanagloria fu umiliata, innalzata di nuovo la croce.
Se talvolta Francesco è sconvolto ed abbattuto,
qui ritrova pace e il suo spirito si ritempra.
Qui viene dimostrato il vero di cui si dubita,
e viene concesso tutto quello che il padre stesso domanda.121

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