“Consolate, consolate il mio popolo!” (Is 40,1)
Sentiremo più volte annunciare questa parola del profeta Isaia durante l’Avvento. Nel libro di questo profeta, benchè non più attribuibile direttamente alla sua mano, c’è un’intera sezione chiamata “Libro della consolazione”, comprendente i capitoli dal 40 al 55. Un tema che ha grande importanza nella sua teologia, e raggiunge il popolo in un tempo drammatico della sua storia, ma in realtà è un tema che attraversa tutta la scrittura. La consolazione ha a che fare con un dolore che abita il cuore dell’uomo e che, nella sua profondità, non può essere davvero raggiunto da nessuno e da nulla. Israele matura via via la consapevolezza e l’esperienza che solo Dio può davvero dare una Parola che può riaprirlo alla speranza. Una Parola che, non dimentichiamolo, è sempre creatrice di vita, di storia, di fatti. Un Parola che è intervento di Dio nella storia del popolo e personale, è salvezza, liberazione, guarigione. Il dolore, che attanaglia l’uomo e lo rende incapace di vera consolazione, è il peccato. Solo il Signore può cancellarlo, solo lui può ricreare quel tessuto della vita che il peccato lacera, rimarginare le ferite che il peccato provoca, liberare dal male che il peccato radica nel cuore. La consolazione di Dio non è una parola umana che arreca un momentaneo sollievo, dando l’illusione di soluzioni facili. La vera consolazione è una Persona, una Presenza certa, che non viene mai meno. La vera consolazione è il Padre che dona il Figlio e lo Spirito, il consolatore che rimane con noi sempre. Apriamo il cuore alla consolazione di Dio, al suo perdono, lasciamoci raggiungere in tutti gli spazi del cuore e della vita, dall’Amore fatto carne.
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Clarisse Monteluce S. Erminio

