Quando il limite diventa opportunità

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XXXI Domenica del Tempo Ordinario

(Lc 19,1-10)

Gesù è in viaggio. Il suo cammino verso Gerusalemme lo porta ad attraversare Gerico, una città importante per Israele, è la prima città conquistata quando – dopo l’esodo – il popolo entra nella terra promessa guidato da Giosuè, espugnata grazie a una liturgia più che alla forza del popolo (Giosuè, 6). Gesù si prepara ad entrare nella città dove verrà consumata la sua Pasqua passando attraverso questo luogo così tanto ricco di memoria per Israele. In questo tempo storico, è diventata una città dove si riscuotono i dazi sulle merci che dalla Perea vengono introdotte in Giudea, essendo una tappa obbligata per raggiungere Gerusalemme. Ed ecco che il nostro amico Zaccheo vive proprio qui, e svolge un lavoro che lo rende davvero inviso al popolo che non esita a considerarlo un peccatore: è un pubblicano, anzi, un arci-pubblicano, essendo il capo degli impiegati statali romani. Un uomo probabilmente temuto, importante, eppure il brano di oggi lo definisce “piccolo di statura”. Una caratteristica evidente, per la quale Luca usa però un termine particolare, già impiegato al cap. 12 v 22: “chi di voi può allungare anche di poco la propria vita”? È un termine che significa sia statura, sia il tempo della vita, due realtà che non possiamo cambiare: puoi forse aggiungere un centimetro alla tua statura o allungare di un minuto la tua vita? No, la tua esistenza ha una misura, ha un limite che la definisce. Zaccheo è dentro questo limite, ne è consapevole, ma non ne è prigioniero. Sarà proprio questo limite ad aprirgli l’orizzonte sconfinato della misericordia di Dio.

Ma, intanto, deve farne i conti: desidera vedere Gesù ma la sua statura non glielo permette. La folla gli ostruisce la vista. Eppure non si rassegna, vuole vedere, e così cerca una soluzione alla condizione che il limite gli impone, e sale su un albero, un sicomoro. Potrà vedere Gesù dall’alto, posare il suo sguardo su di lui, ma è proprio qui che succede l’inatteso: colui che vuole vedere in realtà è visto. Il suo limite diventa l’opportunità di un incontro. Gesù alza lo sguardo, e dal testo si comprende chiaramente che non è uno sguardo casuale che nota Zaccheo, ma voluto: Gesù lo sta cercando, lo guarda di proposito, lo vuole vedere, lo vuole incontrare. Lo attende ed è certo di incontrarlo. Cosa sarà avvenuto nel cuore di Zaccheo quando si sente rivolgere la parola da Gesù: “Zaccheo, scendi subito, oggi devo fermarmi a casa tua” (v. 5) ?  Sembra quasi che Gesù sia passato apposta di lì, per incontrare Zaccheo, per entrare a casa sua, per accogliere nello spazio della misericordia colui che lo accoglie nella sua casa.

Possiamo avanzare l’ipotesi che nel cuore di Zaccheo ci sia stato un vero e proprio terremoto che ha sgretolato ciò che, fino a quel momento, erano le sue ambizioni, le sue vedute, per cambiare completamente prospettiva: do, restituisco, cambio… E tutto questo senza che Gesù gli chieda niente, solo di essere ricevuto come ospite nella sua casa. Ma è proprio l’accoglienza di Colui che è l’amore che si dona fino alla fine a cambiare la nostra vita. E questo, come è avvenuto per Zaccheo, può avvenire per noi, in ogni istante. Ed è la gioia vera allora a sgorgare, non quella parvenza di gioia che lascia svuotati e bisognosi sempre di avere di più, di raggiungere nuovi obiettivi per poterla riprovare ancora. No, è la gioia di chi, finalmente, può lasciare le sue strategie e semplicemente lasciarsi amare. Ecco la salvezza. Ed è da qui che la vita cambia, concretamente. Dentro l’amore si può riconoscere il proprio errore, si può ammetterlo senza paura, e ripartire proprio da lì per dire che non è più di quello che si vuole vivere. Solo uno sguardo di amore vero può raggiungere il cuore, le profondità dell’essere, e risvegliarvi la vita.

Ecco, allora, che il limite di Zaccheo è diventato in realtà il punto di partenza di una vita nuova: ogni limite è un’opportunità, perché è lì che il Signore ci attende, è lì che ci vuole incontrare, ci vuole guardare e farci gustare la salvezza dell’amore che non si ferma all’apparenza ma legge nel profondo.

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