Tu, il Dio vicino

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7 febbraio 2021 Quinta domenica del Tempo Ordinario anno B

Il Vangelo di questa quinta Domenica del Tempo Ordinario ci introduce nell’ordinarietà di una giornata tipo di Gesù, paradigma di quella che sarà tutta la sua vita e la sua missione: insegnamento, esorcismi, guarigione, preghiera.

Nella prima scena Egli, dopo essersi recato, in giorno di sabato con i suoi discepoli nella sinagoga di Cafarnao e aver guarito lì un uomo posseduto da uno spirito impuro, viene ospitato insieme a Giacomo e Giovanni in casa di Simone ed Andrea. Gesù passa dal luogo pubblico e chiuso della sinagoga all’intimità accogliente di una casa, di una famiglia che si apre all’ospitalità e si fa spazio di relazioni fraterne e amicali. Lì la suocera di Simone giace a letto, con la febbre e subito gli parlano di lei. Ancora meravigliati per la guarigione avvenuta in sinagoga, i discepoli, fiduciosi, affidano la loro preoccupazione per la donna al Solo che ha il potere di cambiare la realtà e di liberare dal male. Questo è il secondo miracolo operato da Gesù, e ne beneficia una donna: dopo aver scacciato Satana il Signore risana la donna che dal serpente era stata sedotta e ingannata. Tutta l’umanità può riconoscersi nella suocera di Pietro, tutti, dal peccato originale in poi, ci siamo staccati dalla sorgente della vita e siamo presi da un delirio di onnipotenza, dalla febbre dell’egoismo e dell’individualismo, dall’autosufficienza da Dio che ci porta alla morte. Ma il Signore Gesù, pieno di compassione e di tenerezza si avvicina a noi, ci afferra la mano e compie un vero e proprio gesto di risurrezione. Nel testo greco infatti viene usato un verbo (egheiro) che significa letteralmente risorgere e viene usato insieme all’azione di prendere per mano, anche nella resurrezione della figlia di Giairo (5,41) e del ragazzo epilettico che giaceva come morto. Questa descrizione ricorda l’immagine iconografica della discesa agli inferi del Signore risorto che afferra Adamo ed Eva e li trae fuori dal regno dei morti, e con cui gli orientali rappresentano la Pasqua. La donna da uno stato di immobilità, e da una condizione mortale si alza e si rimette in movimento, riprende vita nella comunione: si mette a servire. La vera vita si ha infatti nella comunione e nel dono di sè, nel ripristinare l’unione con Dio, fonte della vita e quindi con i fratelli, immagine e somiglianza di Dio e tempio della Sua Presenza. Il servizio non nasce da uno sforzo etico-morale, ma come risposta alla chiamata di Dio dalla morte alla vita, come riconoscenza per un dono gratuitamente ricevuto e dall’amore verso chi ci ha tratto, per sua misericordia, dalla palude della morte. Oggi Gesù vuole entrare nell’intimità della nostra casa, del nostro cuore, per risanare anche in noi le ferite che ci abitano, le dinamiche di peccato, le relazioni malate e donarci la vita di Dio, la vita nella comunione. Vogliamo accoglierlo per essere liberati e vivere una umanità piena e rinnovata, una vita da risorti!

Seconda scena: Gesù e i discepoli si trovano sulla soglia della porta di casa e, al tramonto del sole, dopo il sabato, tutta la città si raduna intorno a lui e vengono portati tutti i malati e gli indemoniati per essere sanati e Gesù continua a guarire, guardando tutti con compassione e usando verso tutti misericordia. È un’immagine commovente: tutte le miserie della terra, strisciando silenziose nella notte vengono attirate a Gesù, nella notte brilla una luce e si riaccende una speranza e tutti corrono verso questa luce portando i propri mali e il Signore accoglie e risana tutti indistintamente, con una tenerezza e un desiderio di bene infinito verso ciascuno. Se ci decidessimo anche noi a mettere davanti a Lui tutti i nostri limiti, le nostre mancanze, tutta la nostra e altrui umanità ferita e malata, non saremmo respinti, rifiutati, ma abbracciati così come siamo e così totalmente abbandonati e consegnati a Lui, con Lui e in Lui saremmo finalmente guariti, faremmo anche noi un’esperienza di risurrezione.

Terza scena: Gesù nel pieno della notte, esce dalla città in un luogo deserto, cerca la solitudine per rimanere solo col Padre, dialogare in intimità con Lui e rimettere davanti a Lui tutti gli incontri e la fatica della giornata. Gesù prega e ritrova nella relazione col Padre il senso della sua missione e la forza per vincere la tentazione umana di cedere alla gratificazione del successo, di fermarsi alla fama creatasi attorno a Lui.

Pietro e gli altri discepoli lo inseguono per riportarlo alla folla, per non lasciarlo sottrarre alla gloria del momento presente di cui anche loro sono partecipi col Maestro. “Tutti ti cercano!” Ma Gesù non si lascia possedere, sfugge alle nostre misure e ai nostri pensieri, si sottrae da un messianismo del successo e della gloria mondana, sa a che prezzo il Messia salverà l’uomo, nel dono totale di sé fino alla morte di croce, il massimo dell’insuccesso umano, la vetta della vittoria di Dio; perciò rilancia i suoi “altrove”.

Tutti ti cercano-Che cosa cercate? Nei vangeli il verbo cercare è sempre rivolto a Gesù. Lo cerca la folla, lo cercano i discepoli, lo cercano i farisei e gli scribi, la madre con i suoi famigliari, lo cerca Zaccheo e lo cercano le donne al sepolcro, al mattino del giorno di Pasqua. Dio è cercato continuamente dal cuore dell’uomo, ma con quali motivazioni, e desideri? Possiamo cercarlo spinti dall’attrattiva e dalla simpatia per la sua eccezionalità sconcertante, o per impossessarci di Lui, per costringerlo nei nostri schemi, nelle nostre pretese e fargli fare ciò che vogliamo noi, possiamo cercarlo per ucciderlo, per eliminarlo dalla nostra vita, tanto ci infastidisce la sua presenza colma di provocazioni, o possiamo cercarlo per amarlo, perché ci siamo sentiti guardati e amati per primi più che da chiunque altro e abbiamo imparato a seguirlo e la nostra vita non è più vita senza di Lui. Possiamo far risuonare anche dentro di noi questa domanda: Io cerco il Signore? E perché lo cerco? Qualunque sia la nostra posizione verso di Lui, la Sua non cambia, resta stabile in eterno: Lui continuamente sceglie di farsi a noi vicino, per sanarci e ridarci vita perché ci vuol bene. Lasciamoci almeno avvicinare e prendere per mano!

Tutti ti cercano-Che cosa cercate? Nei vangeli il verbo cercare è sempre rivolto a Gesù. Lo cerca la folla, lo cercano i discepoli, lo cercano i farisei e gli scribi, la madre con i suoi famigliari, lo cerca Zaccheo e lo cercano le donne al sepolcro, al mattino del giorno di Pasqua. Dio è cercato continuamente dal cuore dell’uomo, ma con quali motivazioni, e desideri? Possiamo cercarlo spinti dall’attrattiva e dalla simpatia per la sua eccezionalità sconcertante, o per impossessarci di Lui, per costringerlo nei nostri schemi, nelle nostre pretese e fargli fare ciò che vogliamo noi, possiamo cercarlo per ucciderlo, per eliminarlo dalla nostra vita, tanto ci infastidisce la sua presenza colma di provocazioni, o possiamo cercarlo per amarlo, perché ci siamo sentiti guardati e amati per primi più che da chiunque altro e abbiamo imparato a seguirlo e la nostra vita non è più vita senza di Lui. Possiamo far risuonare anche dentro di noi questa domanda: Io cerco il Signore? E perché lo cerco? Qualunque sia la nostra posizione verso di Lui, la Sua non cambia, resta stabile in eterno: Lui continuamente sceglie di farsi a noi vicino, per sanarci e ridarci vita perché ci vuol bene. 

Lasciamoci almeno avvicinare e prendere per mano!

Clarisse Monteluce S. Erminio

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