Nella notte si è udito il suo cantico

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Francesco d’Assisi era giunto a meditare e contemplare ininterrottamente il Mistero del Signore Gesù attraverso le parole dei Salmi e della Liturgia. Da quando aveva incontrato Gesù nel Crocifisso di S. Damiano e nel fratello lebbroso, gli era entrato tanto nel cuore da averlo sempre davanti agli occhi. E la sua vita divenne un colloquio incessante con Colui che in Sé ha reso anche noi figli del Padre.

Contemplando l’evento della Risurrezione, a Francesco sgorgano dal cuore parole tratte dalla Messa di Natale, come se lo sguardo si fissasse sempre più sull’unico Mistero di questo Dio altissimo che si abbassa e si china sulla sua creatura per cercarla, raccoglierla, e infine riportarla, in braccio, dentro alla propria beatitudine.

E proprio al centro del Salmo per il giorno della Risurrezione troviamo un’affermazione che compendia e mirabilmente descrive l’evento della Pasqua:

In quel giorno il Signore ha mandato la sua misericordia,

nella notte si è udito il suo cantico.

In genere noi pensiamo al giorno, in cui Gesù risuscitando vince la morte per sempre. È il giorno in cui, mandando la Sua misericordia, il Signore ci ha ridato vita, come una Madre ci ha rigenerati alla vita per sempre, in Sé ci ha fatti rinascere.

Ma prima di quel giorno c’è il mistero della notte, in cui si è udito il suo cantico!

Era notte. Perché Gesù è morto, e sgomento e paura hanno disperso i suoi più intimi amici che avevano condiviso con lui tre anni di vita. Sgomento e paura, disperazione nel cuore, disorientamento e angoscia… L’albero è stato non solo tagliato, ma divelto, e la morte era lì pronta a divorare ogni segno di vita e di speranza.

Notte quando i soldati stavano a guardia del sepolcro di questo condannato di nome Gesù per timore che i suoi seguaci ne trafugassero il cadavere, diffondendo poi la voce che egli fosse tornato in vita.

Notte fredda, com’era stata fredda l’ultima notte di Gesù su questa terra, in piedi davanti al sinedrio che lo accusava, mentre fuori Pietro si scaldava al fuoco con i servi del sommo sacerdote.

Notte oscura, sinistra, fredda anche questa. A custodire un cadavere. Per timore di quei seguaci paurosi e ignoranti che non lo avevano difeso nemmeno in vita. Gente rozza, che non sapeva parlare… Chiusa ormai, atterrita, dietro porte sbarrate.

Eppure, per i soldati, una notte tra tante, una come tutte. Un po’ più triste, forse, un po’ più squallida…

Una notte come, almeno un poco, tutti abbiamo già in qualche modo sperimentato.

All’alba la pietra è rotolata via, il sepolcro è aperto… E il cadavere non c’è più.

Non una voce, non un suono, nessuno ha sentito, nessuno ha visto; nulla di palpabile, nulla di visibile, nulla di afferrabile, in quella notte…

Cosa mai è avvenuto?

Nella notte si è udito il Suo cantico!

Si è udito, in quella notte, il cantico del Signore!

Nello stesso Salmo Francesco invita tutta la creazione alla lode e all’esultanza: Si allietino i cieli ed esulti la terra! Il cantico del Signore, che unisce il cielo alla terra, è il cantico che trasforma la nostra povera terra in cieli nuovi e terra nuova.

È il cantico di cui il libro dell’Apocalisse dice: Essi cantavano un cantico nuovo davanti al trono e davanti ai quattro esseri viventi e ai vegliardi. E nessuno poteva comprendere quel cantico se non i … i redenti della terra (Ap 14, 3). E ancora: essi cantavano il cantico di Mosè, servo di Dio, e il cantico dell’Agnello: “Grandi e mirabili sono le tue opere, o Signore Dio onnipotente; giuste e veraci le tue vie, o Re delle genti!” (Ap 15, 3)

Il cantico nuovo, che nessuno può comprendere se non i redenti della terra, è risuonato in quella Notte Santa in cui il Figlio di Dio, attraversando la morte, l’ha vinta per tutti noi.

Oggi, in questa Santa Pasqua, in cui la Misericordia di Dio viene riversata con tanta larghezza nel nostro cuore e nella nostra vita, anche noi siamo chiamati a sostare in silenzio, come Francesco, ad afferrare, come santa Chiara, le vene del divino sussurro, per cogliere il cantico nuovo, questo cantico del Signore che risuona nella notte: per accogliere il dono del Suo Amore che ci rende figli Suoi e divenire capaci di intendere il cantico, e per unire le nostre voci nella lode.

Date al Signore, o famiglie dei popoli, date al Signore la gloria e l’onore; date al Signore la gloria per il Suo Nome!

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