Eccoci giunti al termine del cammino di Avvento. Un percorso iniziato nell’attesa che approda alla gioia, preannunciata nella terza settimana e vicina al suo compimento nella quarta domenica. Protagoniste sono due donne, entrambe portatrici di una nuova vita nel grembo: Elisabetta che vede fiorire la sua sterilità, e Maria, nuova arca dell’Alleanza che porta nel grembo la vita sbocciata nella verginità. Luca racconta il loro incontro, frutto del cammino di Maria verso la cugina, frutto di un verbo importante per dire l’esperienza cristiana: Maria, è tradotto, si alza, ma questo è il verbo della Resurrezione. Il suo alzarsi dice la forza dirompente della vita, frutto del dono gratuito di Dio, una vita inarrestabile che mette in movimento, crea comunione, apre all’incontro e diventa vita diffusa e comunicata, condivisa nella gioia. Maria, donna di risurrezione perché porta in sé il Figlio di Dio, raggiunge in fretta la cugina, con quella fretta che caratterizza l’urgenza della Parola che deve percorrere le strade della terra per raggiungere ogni uomo e donna che attendono la salvezza. L’incontro tra Maria ed Elisabetta è anche l’incontro tra Giovanni e Gesù. Precursore che riconosce l’avvicinarsi dello Sposo, il bambino nel grembo di Elisabetta esulta di gioia, danza, come Davide davanti all’arca. Una gioia che invade la terra grazie al sì di una giovane donna che si è fatta spazio per il Figlio di Dio. È la gioia di chi incontra il Signore, di chi vede la sua vita trasformata nella Vita vera, nella gioia di una presenza e di un amore che non falliscono, non vengono meno, non tradiscono, ma sono il fondamento e il senso di ogni cosa. Quanta gioia c’è nella nostra esistenza? Da cosa dipende la nostra gioia? Il Vangelo di oggi non vuole raccontarci un fatto lontano nel tempo, ma vuole diventare vero per noi, per te, oggi: sei tu chiamata ad aprirti all’incontro con il Figlio di Dio che viene a te nel grembo della Madre sua, che viene a portarti l’annuncio di un compimento vicino, a dirti che il deserto fiorisce, la sterilità porta frutto, la morte è sconfitta per sempre. Non viviamo questa domenica come una domenica qualsiasi, magari impegnati nei preparativi per il Natale, ma dimenticandone il suo senso più vero, o meglio: il suo unico senso. La nostra povera e misera terra diventa il trono, la reggia per il Re dei Re, che la sceglie per prendervi dimora per sempre. Da Betlemme, la città più piccola di Giuda, uscirà il Dominatore, Colui che con il suo potere, libera, con il suo dominio salva, con la sua vita vivifica tutti. Viviamo questa quarta domenica di Avvento facendo spazio alla gioia dell’incontro con il Signore, e non permettiamo a nulla e a nessuno di turbarla o di rubarla: è il tesoro più prezioso che abbiamo. È il Signore Gesù.
Lettere
S.Chiara 2024
C’era un solo pane in monastero. All’ora del pasto Chiara ordina a suor Cecilia di mandare mezzo pane ai frati e di dividere l’altra metà