Presi dalla gioia

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XVII domenica tempo ordinario Mt 13,44-52

Questa domenica la liturgia ci invita ad ascoltare altre quattro brevi parabole, che sono proprie dell’evangelista Matteo. Esse proseguono la descrizione del Regno dei cieli, la cui rivelazione è l’oggetto di questo tredicesimo capitolo.

Se nei versetti dal 24 al 43 l’evangelista descrive la dinamicità propria del Regno e il suo convivere con la zizzania sotto lo sguardo paziente del Padre che lo cura e lo fa crescere, nelle parabole del tesoro, della perla, della rete e dello scriba il Vangelo vuole provocare la nostra responsabilità, perché impariamo a prendere decisioni davanti al mistero del Regno che è seminato in noi e tra noi.

 

Le prime due parabole che raccontano del tesoro nascosto nel campo e della perla bella e preziosa ci aiutano a porre la nostra attenzione sul valore del Regno, bene così prezioso per il quale tutti gli altri beni possono essere venduti pur di possederlo. Il tema è lo stesso: decidersi per ciò che davvero ha valore per la vita, per la tua vita.

Anche se simili queste due parabole non sono una ripetizione, le piccole differenze che le caratterizzano, ci aiutano a riconoscere se nella nostra vita sappiamo discernere il vero bene.

Innanzitutto l’evangelista ci parla del REGNO che solo lui tra i sinottici definisce DEI CIELI: con questa specificazione, ci fa capire che non sta parlando di un luogo fisico, bensì di una condizione del mondo, o della singola persona nella quale Dio è il re. È Dio che orienta, guida, custodisce, protegge, fa crescere, in una parola regna, con quella umiltà, mitezza, mansuetudine, misericordia che Gesù ci ha rivelato.

Questo Regno, (che quindi è comunione con Dio, che è la Sapienza di Dio, che è il Figlio stesso mandato nel mondo per salvarlo), è simile a un tesoro nascosto e a una perla: due paragoni che subito evocano qualcosa di molto prezioso e di unico, qualcosa capace di cambiare la tua vita se lo possiedi.

Un uomo che lavora un campo non suo e un mercante trovano questo bene prezioso: ma mentre l’uomo si imbatte quasi per caso nel tesoro, il mercante è in cerca di una perla bella, più bella di tutte quelle che già ha visto, comprato e venduto.

Che lo sappia o no ogni uomo porta nel cuore un desiderio, una promessa di felicità, di bellezza, di pienezza e più o meno consapevolmente è alla ricerca del tesoro nascosto della sua vita. Come il contadino possiamo non discernere ancora bene cosa cerchiamo oppure come il mercante essere “intenditori” sapere bene cosa cerchiamo anche se ancora non lo abbiamo trovato. Il Regno quindi è donato a tutti, nella gratuità.

Ma, non basta trovare il tesoro, o cercare la perla del Regno, una volta trovato occorre farlo proprio, bisogna che diventi il “mio” tesoro. Fuori metafora è necessario decidersi per la sequela, lasciando che questo Bene orienti, modelli, guidi le nostre azioni. L’uomo della prima parabola lo nasconde di nuovo, teme di perderlo, poi pieno di gioia va, vende tutto e compra il campo e con esso il tesoro. Così il mercante trovata la perla preziosa, andò, vendette tutto e la comprò. Ecco, la decisione che coinvolge la libertà di ciascuno, è descritta con tre azioni precise che permettono di far proprio quel bene prezioso: non si butta, non si svaluta ciò che si possiede, lo si investe per acquistare ciò che vale davvero. Nella prima parabola i verbi sono al presente, perché ogni decisione si prende qui ed ora, nella seconda gli stessi verbi sono al passato, quasi a dire che chi ha preso questa decisione non è rimasto deluso.

Ma cosa ci muove in questa decisione così forte, così esigente?

La gioia. La gioia muove le decisioni della vita, perché è propria di chi ama. L’amore porta a decidere: toglie via ciò che è transitorio, per ciò che è definitivo, pieno. Solo un grande amore rende indifferenti a tutto il resto, non che tutto il resto perda significato, ma finalmente tutto ha il suo senso. Si vende tutto perché in quell’unico bene c’è il senso di tutti i beni, il senso della vita stessa. Non si perde nulla si guadagna tutto.

 

Le altre due piccole parabole: la rete e lo scriba ci mettono davanti alla responsabilità, di chi trova e si decide per il Regno.

La rete, che molti Padri hanno identificato nella Chiesa, tira fuori l’uomo dall’abisso e lo porta alla luce, lo pone nella condizione di vivere la vita di figlio di Dio. La rete raccoglie, aggrega senza distinzione (come il grano e la zizzania crescono insieme nello stesso campo). La Chiesa non è chiamata a scegliere, ma ad accogliere. Ogni uomo è poi chiamato a rispondere alla grazia ricevuta, vivendo il dono della comunione con Dio, il dono della figliolanza che gli è dato. Quando la Parola e l’accoglienza fraterna avranno “pescato” tutti gli uomini, allora il Figlio consegnerà il Regno al Padre e solo allora ci sarà la distinzione tra chi ha accolto il dono e lo ha custodito e fatto crescere e chi lo ha rifiutato.

 

L’ultima parabola è introdotta da una domanda di Gesù:

Avete capito queste cose? Tutte queste cose vanno comprese, ovvero fatte proprie: la grazia di cercare, di desiderare il Regno e la libertà di farlo proprio; il dono di trovare e la responsabilità di custodire e vivere il dono ricevuto; la giustizia e la misericordia.

I discepoli rispondono affermativamente, perché discepolo è proprio colui che si pone alla sequela di Gesù, il Figlio che compie la volontà del Padre fino al dono di sé. Lui è il Regno in mezzo a noi, lui il vero tesoro e la perla preziosa che si lascia trovare per dare senso alla vita.

Lo scriba, divenuto discepolo, è chiamato a scorgere la novità rivelata da Gesù e alla sua luce cogliere la verità delle promesse antiche. Nel salmo 119 la legge è paragonata a un tesoro, più preziosa di mille pezzi d’oro e d’argento (cfr. Sal 119,14.72.162). Lo scriba partendo da ciò che conosce e ama è chiamato a riconoscere la novità di Cristo, il compimento in lui di tutte le promesse antiche ed aiutare gli altri a fare altrettanto. È questa la responsabilità dello scriba trasmettere con attenzione il nuovo e l’antico.

 

La Parola di questa settimana ci rivela che il Regno dei cieli è un dono nascosto e prezioso che si lascia trovare per rispondere al desiderio più profondo dell’uomo; è una relazione che accoglie e salva; è la novità che illumina e porta a compimento le promesse antiche. Ma il Regno, la comunione con Dio, non è qualcosa da guardare fuori di noi, bensì una realtà che siamo chiamati ad accogliere in noi. Il Signore desidera coinvolgersi con la nostra vita, donarle pienezza, salvezza, ma ci lascia liberi nella nostra risposta. Non vuole persone che per dovere o paura lo servano, bensì figli che nella gioia vera rispondono al suo Amore, desiderano, cercano questa relazione che scoprono essere il tesoro della loro vita e aiutano altri a gustare questa bellezza.

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